mercoledì 23 aprile 2008

Noachismo e Hillelismo

L'Hillelismo fu il tentativo di L.L. Zamenhof, l'oculista ebreo polacco ideatore dell' Esperanto, di abbinare alla sua invenzione, mirante al superamento delle barriere linguistiche, dunque alla comunicazione universale, i lineamenti basilari di una religiosità condivisibile dal genere umano. La chiamò Hillelismo, dal rav Hillel, vissuto poco prima di Gesù e passato alla storia del pensiero religioso come un teologo "midollare", interessato alla sostanza della vita morale e religiosa più che ai formalismi, e soprattutto attento alla pratica della regola aurea ("non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te").
Zamenhof codificò l'Hillelismo in un manifesto sintetico, dal quale si ricava un' idea di teismo razionale e minimale, ovvero misurato, consapevole della ineffabilità di Dio e della necessità, per coglierNe i segni, di un approccio unitario mente/cuore, ossia dell'applicazione integrale al vivere di quell'"intelletto d'amore" che conduce alla dimensione sacra per il semplice fatto che da essa discende in linea diretta e congiunta, al punto che se si scorporano i due costituenti di tale apprensione questa viene bloccata, e la facoltà religiosa mutilata in noi. Scrive Zamenhof (Originala Verkaro, Hirt & Sohn, Leipzig 1929, p. 350):
"Con il nome "Dio", io intendo quella altissima Forza... che regge il mondo,
e la cui essenza ho il diritto di chiarire a me stesso secondo le modalità
che mi dettano la mia saggezza e il io cuore...
Come legge fondamentale della mia religione io considero la regola : agisci
con gli altri come vuoi che gli altri agiscano con te, ed ascolta sempre la
voce della tua coscienza..."
L'Hillelismo presenta dunque marcati tratti noachidi. Per quanto concerne il rapporto tra Esperanto e Massoneria, rimando il lettore al secondo volume della mia Nuova Enciclopedia massonica, ma è chiaro che, benché l'affiliazione di Zamenhof all'Ordine non sia provata, la cifra muratoria traspare dall'Esperantismo originario, come rivela il fatto che già nel mitico congresso di Boulogne-sur-mer (1905) i Fratelli presenti si costituirono in quella che sarebbe divenuta la Universala Framasona Ligo.
L'Hillelismo - che in una variante successiva e diluita divenne Homaranismo, traducibile come "umanitismo" (apologia, ismo, dell'appartenenza, aneco, al genere umano, homaro) - non fece presa sul movimento esperantista, per vari motivi (la penetrazione dello stesso in ambiti culturali diversissimi, dall'anarchico al cattolico, restii a omologarsi sotto i làbari di un'idea che per qualcuno era troppo e per qualcun altro troppo poco fideista, le assonanze ebraiche, sia pur d'un ebraismo "seminale", tendente al Noachismo, in un'epoca nella quale il virus antisemita già imperversava nell'Europa orientale) e fu accantonato. Ma non fu una meteora vana: servì, come lievito, a impregnare l'ambiente esperantista e a fargli mantenere una costante tensione all'universalità, dunque alla pace, valore divino, attraverso i due tragici e immondi conflitti mondiali e la miriade di quelli locali, al punto che il movimento esperantista resta tuttora una valida agenzia di peacekeeping.
Malgrado i tradizionalisti guénoniani lo ritengano una delle forme della degenerazione moderna, nell'ottica della Tradizione autentica, che in Noach ha la sua radice, l'Hillelismo (e con esso l'Esperanto) resta un tentativo, inutile dinanzi agli uomini ma glorioso per El Chai, di riforma religiosa intesa come ritorno all'essenza arcana.
Michele Moramarco

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