giovedì 3 gennaio 2008

Noach e gli altri (Ziusudra, Utnapishtim, Yima, Manu e Deucalion)

Nel messaggio precedente si è parlato delle valenze universaliste del Noachismo massonico. Non è un caso, allora, che il grado unico di Maestro Noachide - che completa e corona quello di Maestro Libero Muratore nella tradizione massonica noachide - contenga riferimenti alle figure corrispondenti a Noach in alvei cultural-religiosi diversi da quello biblico . La storia degli uomini che sopravvissero al Diluvio è narrata in oltre cinquanta leggende in tutto il mondo. Si tratta senza dubbio del mitologema più diffuso (si ritrova persino tra gli Aztechi e nella Cina antica). Il più antico nucleo narrativo, che si trova in una tavoletta sumera datata intorno al 2600 a.C., ricorda Ziusudra, re di Shuruppak, che avvertito dell'arrivo del diluvio dall'entità celeste patrona delle acque correnti, Enki, costuisce una grande imbarcazione e sopravvive: la salvezza gli è annunciata dall'apparizione del Sole. Successivamente Enlil, il Dio supremo e An (il Cielo) gli conferiscono il soffio immortale e lo trasferiscono sull'Isola di Dilmun, nel Golfo Persico. Nell'epica di Gilgamesh, il poema babilonese databile ai primi secoli del secondo millennio a.C., il re di Shuruppak è chiamato Utnapishtim (all'incirca corrispondente al sumerico Ziusudra: "che ha trovato lung vita"). In questa versione della storia appaiono gli animali da salvare e i volatili (colomba, rondine, corvo) che esplorano l'ambiente esterno alla barca fino a che le acque non si sono ritirate.
Più a Oriente troviamo Yama (o Jamshed), re mitico dell'Iran antico, portatore di sovranità e accrescitore della terra, che secondo il Videvdat, libro dell'Avesta zoroastriano, costruì un var, recinto in cui raccolse il seme di piante e animali, perché il creato resistesse a un terribile inverno (il probabile riferimento è a una glaciazione) annunciatogli da Ohrmazd, il Saggio Signore, anche se causato da Ahriman, lo spirito malefico. In India, il legislatore Manu (ecco il tema della legge che ritorna) è salvato da Matsya, il pesce-avatar di Vishnu (deità conservatrice della vita), il quale, da lui, allevato, gli fa costruire un'arca e lo guida alla "montagna del Nord". Qui, con stringente simbolismo, l'animale coopera in modo decisivo alla vittoria sulle forze della dissoluzione: il messaggio è, come nella vicenda di Noach, l'afflato cosmico della salvezza. Un tema che è incistato anche nel mito di Deucalion, figlio di Prometeo (colui che secondo Eschilo aveva rapito il fuoco per "troppo amore verso i mortali" e aveva simpatizzato con la fanciulla-giovenca Io, come lui sofferente): a salvarsi, oltre a lui, è Megaro, che secondo Pausania, riuscì a raggiungere a nuoto la vetta di un monte, guidato dai gridi delle gru.
La Legge, il Sole, l'immortalità, la coralità della liberazione: sono i temi ricorrenti nel mitologema diluviano. Non sorprende, allora, che il nome Noach sia imparentato alle forme verbali nuach ("aver quiete, riposo") e nacham ("consolare, recare conforto")

Michele Moramarco

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